Tratto dal Corriere Dell'Irpinia.
AVELLINO - Una mobilitazione “socialista” per dare un nuovo ruolo alla
politica e al Pd: questo il tentativo di Gerardo Adiglietti che ieri per il secondo appuntamento
dopo quello del Samantha Della Porta ha chiamato a confrontarsi i socialisti di tutte le aree e di tutti gli schieramenti. Protagonista dell’evento l’ex ministro Carmelo Conte.
Adiglietti esordisce rivendicando le sue
radici.«Vedervi tutti
insieme mi commuove» dice rivolgendosi ai compagni del
vecchio Psi in sala.
«Oggi prendiamo atto che è stata sconfitta
la politica che declina il proprio ruolo e si affida a tecnici - analizza - Una storia che si ripete e che ha analogie
con l’avvento del fascismo e con i fatti del 94». A differenza di allora
però, «oggi a
sconfiggere la politica sono i poteri forti, le banche, la finanza. La politica si nasconde perché non è capace di coniugare gli interessi generali con la situazione di grave emergenza che
c’è».
La
strigliata è a tutti i partiti ma soprattutto al centrosinistra. «Ci siamo attardati a contare le signorine
che passavano per Arcore e abbiamo perso di vista la necessità di rilanciare un protagonismo nuovo».
Il
suo è un appello a riscoprire quel fermento socialista che permise nella metà degli anni ‘80, col referendum sulla scala mobile, di far vincere la «democrazia partecipata».
Per far questo, sostiene, è anche necessaria
una «riforma dei
partiti e della politica».
Il
Pd in tal senso, è stata una speranza ma poi «ha vinto l’interesse alla conservazione del
dualismo Dc-Pci».
Sul partito irpino poi il giudizio è
estremamente critico. «Forse soddisfa
portare D’Alema all’Irisbus - dice -mi chiedo se ci si prepara a fare tra poco
la stessa cosa anche per la Fma». Un po’ come dire: a cosa serve la
passerella quando non ci sono risposte alle aziende che chiudono? Il problema insomma è quello dei contenuti della proposta politica.
Non a caso Adiglietti cita i numeri di
recenti sondaggi. «Abbiamo ridato forza al centro che recupera
e fatto rinascere una sinistra che non c’era più. Con tutto lo scatafascio che c’è noi acquisiamo solo il 1,7% quando ci si attendevano numeri ben più alti. Persino il Pdl viene dato in
crescita».
La
bocciatura è sulla linea politica che ovviamente comprende anche il tema delle alleanze. «Non sono per un’apertura al
centro - continua
- Prima di strizzare
l’occhio all’Udc occorrerebbe chiedersi se è quello stesso partito che alleandosi contro di noi ci ha fatto perdere in Molise e oggi governa in Campania. Qualche dirigente del nostro partito dice
“scordiamo il passato”. Io dico di no, che non è possibile se prima non ci sono segnali di ravvedimento concreto».
E
poi c’è il tema dei rifiuti sul quale vengono chiamati in causa direttamente De Luca e Fierro.
«In
provincia il nostro gruppo ha fatto passare il principio della provincializzazione e della società pubblica. Oggi improvvisamente si vota contro e non si sa per quale
motivo». Il
riferimento al senatore che ha sposato la linea del Pd nazionale è chiarissimo, come è chiaro quello che Adiglietti fa a Fierro: «Si parla di assunzioni a IrpiniAmbiente ma
posso assicurare, lavorando in Provincia che non ne è stata fatta alcuna perché ancora devono essere smaltite quelle fatte in questo settore per 20 anni. Altro che carrozzoni...».
Altre stoccate ce ne sono per
il «rottamatore» Mancino e per il «senatore per caso» De Luca. Per Adiglietti il Pd dovrebbe
ripartire da due soggetti «i socialisti e i giovani». Infine ringraziando Conte per la presenza
ricorda la sua storia politica e la triste vicenda giudiziaria che lo ha visto uscire innocente dopo anni:«Poteva fare ben altro e invece ha aspettato
in silenzio. I socialisti sono così».
Come Festa che ha lasciato in punta di piedi
l’Ato quando «il Pd aveva
già il nome del nuovo presidente in tasca. Una vera schifezza».
Prendono la parola anche il
socialista Lino
Moscatelli che
porta i saluti del segretario Psi Marco Riccio, l’avvocato Francesco Iandolo e il
sindaco Giuseppe
Galasso. Poi il
microfono e le attenzioni passano a Conte che fa un parallelismo. «Il movimento degli indignados
- dice
- assomiglia a quelli
del ‘68. Allora la risposta del Pci fu quella del compromesso storico». Oggi invece la lettura è diversa, come
la risposta che non è politica bensì «finanziaria».
Conte ripercorre gli anni della fine della
prima Repubblica quando Occhetto per «abbattere Psi e Dc» e per conquistare il potere propose
un’aggregazione vasta. Poi è venuto Berlusconi che «ha impresso un ritmo
incalzante» alla
trasformazione della politica «dalla democrazia dei partiti a quella del
popolo».
Il
difetto del Pd di oggi nasce da un vizio originario quello di aver tentato una «sorta di compromesso
storico» senza «aver individuato i principi di fondo e la
fetta di società da rappresentare». Per l’esponente socialista il Partito
Democratico rimane «una bella
scommessa». Per questo
il Pd, che regge nel Centro Italia ma è debole nel Sud ha bisogno di una «mobilitazione dei
socialisti». Questi,
ricorda, in Campania hanno raggiunto in passato anche il 20%. Ecco perché si dice convinto che occorra anche oggi ricercare la«soluzione socialista del
Mezzogiorno».